| «Prina fu un Ministro delle Finanze intransigente e duro che, ricevuto l'incarico di sanare il debito pubblico (..) un debito pubblico pauroso, fatte le debite proporzioni, quasi quanto quello nostro attuale -, mise in piedi una macchina amministrativa e fiscale che torchiava anche i poveri, ma che non lasciava scampo alle evasioni dei ricchi, e che in poco tempo portò il bilancio in pareggio. Non per nulla Napoleone, che di uomini s'intendeva, affidando quello stato al suo figliastro Eugenio, gli aveva detto: "Qui, per carattere ed efficienza, puoi fidarti solo di Prina". E di lui Stendhal scriveva: "Ha del grande in testa". Non aveva un carattere che attirasse simpatie, questo è vero, anzi faceva di tutto per respingerle. Era freddo, distante, esigentissimo coi suoi sottoposti, cui però dava l'esempio di una diligenza e di una efficienza rimaste poi proverbiali. Fu lui a istituire il Monte Napoleone facendone un istituto finanziario qualificato anche all'emissione di "buoni del Tesoro" che costituirono, per quei tempi, una novità assoluta. Certo, ripristinò anche la "tassa di famiglia" che colpiva specialmente le classi più deboli. Quindi si può capire che, quando il regime napoleonico cadde, la furia popolare si rivolgesse anche contro Prina, alimentata dalla voglia di saccheggio della sua casa che si diceva piena di tesori. Prina tentò di nascondersi aiutato da alcuni soccorritori fra i quali anche Foscolo. Ma quando lo vide in pericolo, si consegnò agli assalitori che, dopo averlo linciato, irruppero nella sua casa sperando nel bottino, ma il tesoro non lo trovarono: né lì, né altrove. Questo è il Prina che risultava a me» . (Indro Montanelli, in Corriere della Sera , 15 gennaio 1997, p. 39).
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