Uomini anche in mezzo alla guerra: l’attacco dei cosacchi (ussaro 4!)

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view post Posted on 1/11/2018, 20:52

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Abusando della Vostra pazienza, proseguiamo nella lettura delle "Mèmoires du Général Baron de Marbot", pubblicate a Parigi nel 1891.

Facciamo un salto di 13 anni, e piombiamo nella tragedia: siamo al 2 dicembre 1813, in piena ritirata durante la disastrosa Campagna di Russia, pochi giorni dopo il drammatico passaggio della Beresina.
Marbot ha fatto carriera, è nel 2° Corpo d’Armata, quello di Oudinot. Ricopre il grado di chef d’escadrons, comandante – in luogo del coll. de La Nougarède- il 23°chasseurs (rgt.) in una brigata di cavalleria leggera
Marbot racconta un episodio che sembrerebbe quasi incredibile, capitato nel pieno furore del combattimento di Plechchénitsoui (?).
Marbot aveva nel suo seguito un giovane olandese, Van Berchem , di 16 anni, affidatogli da un suo amico perché lo avviasse alla carriera militare. Considerata la sua giovane età, Marbot cercava di non esporlo troppo al pericolo, tenendolo fra le sue ordinanze.
Durante uno scontro sono assaliti da un gruppo di cosacchi. Marbot si butta contro di loro con la cavalleria, i cosacchi ripiegano ma, bloccati da un burrone, sono costretti a fermarsi e a far fronte ai cavalieri francesi. Si schierano così in riga con le lance puntate. Le sciabole dei cavalieri francesi si scontrano con le lance dei cosacchi che per la loro lunghezza (13-14 piedi) impediscono ai francesi di raggiungerli. Allora i francesi afferrano con la sinistra le lance, le deviano e arrivano a contatto ci cosacchi. Ma lasciamo la parola al Marbot (riassunto e trad. scolastica mia).
In questo momento un vecchio cosacco dalla barba bianca in seconda linea mi colpisce, attraverso i suoi camerati, sotto la rotula destra. Sentendomi ferito mi butto contro lui per vendicarmi e vedo davanti a me due bei giovani di 18-20 anni con ricche uniformi. Li accompagnava un anziano,(..) una specie di mentore (qualcosa di più di un precettore, responsabile dell’educazione, guida e protezione del giovane lui affidato), senza armi.
Il ragazzo maggiore si butta su di me e mi attacca con furore. (..) Lo trovai così giovane e debole che mi limitai a disarmarlo e lo passai a Van Berchem perché lo custodisse. In quel momento sento una detonazione al mio orecchio, mi giro e vedo il più giovane che " venait de tirer traîtreusement un coup sur moi par derriere" colpendo alla testa il povero Van Berchem. Trasportato dal furore mi lancio su di lui che stava prendendomi di mira con un’altra pistola. Il suo sguardo incontrò il mio, che era così terribile che lui gridò in buon francese: “Gran Dio, vedo la morte nei vostri occhi”. Io dissi: “Vedi giusto, scellerato”. E lui cadde.
Il sangue chiama sangue, la vista del giovane Van steso ai miei piedi, quello che avevo appena fatto e anche il grande dolore che mi causava la mia ferita, tutto questo mi gettava in un’animazione febbrile. Corro verso il cosacco più giovane, lo afferro alla gola e già la mia sciabola era levata quando il vecchio mentore, cercando di salvare il suo allievo, si slancia davanti a me e grida in tono supplice: “In nome di vostra madre, grazia per questo, non ha fatto niente”. Sentendo invocare un nome venerato, esaltato per tutto quello che mi circondava ebbi una sorta di allucinazione: credetti di vedere una mano bianca, tanto nota a me, posarsi sul petto del giovane che stavo per uccidere e mi sembrò di sentire la voce di mia madre dire “Grazia, Grazia”. La mia sciabola si abbassò e feci condurre il giovane e il suo maestro nelle retrovie (..).
Terminato il combattimento, alla sera, io interrogai il mio prigioniero e il suo precettore. Venni a sapere che i due giovani erano figli di un capo potente che avendo perduto una gamba ad Austerlitz odiava a tal punto i francesi che non potendo combattere lui, aveva mandato i suoi figli al suo posto.
Pensai allora che il freddo e il dolore avrebbero ben presto fatto morire il solo che gli restava, ebbi pietà di lui e lo lasciai andare assieme al suo mentore. Andandosene, quest’ultimo mi disse;”Pensando a suo figlio maggiore, sua madre vi maledirà, ma rivedendo il secondo vi benedirà, come pure benedirà vostra madre pensando alla quale avete risparmiato il solo figlio che le restava
”.
Così almeno scrive il nostro ussaro nelle sue memorie, vol. 3, pagg. 210-213.
Cosa dire dinnanzi a un brano del genere? “Oh gran bontà dè cavalieri antiqui”, ricordava l’Ariosto : si può essere uomini anche in mezzo alla guerra….

saluti
Pincus

dal webCattura__2_

le sang appelle le sang
sang_appelle_le_sang_0
 
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view post Posted on 2/11/2018, 00:24
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evoca la narrazione "lirica" della guerra ... da Omero a Puskin
 
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view post Posted on 2/11/2018, 08:51

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Povero Puskin, morto a 37 anni per un duello...
 
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cannon bool
view post Posted on 3/11/2018, 10:00




il racconto e da pelle d'oca per il fatto cruento a allo stesso tempo commovente.
 
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view post Posted on 7/11/2018, 23:12
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